Una Iena al Liceo Galileo Galilei fotogallery

Il resoconto dell'incontro fra la Iena Politi e gli studenti del Classico

LEGNANO – Alessandro Politi, noto giornalista d’inchiesta che lavora per “Le Iene”, è stato protagonista dell’evento “Iena docens” tenutosi al liceo G. Galilei di Legnano.

Durante l’evento, Politi ha risposto alle domande dei partecipanti, in particolare a quelle dei ragazzi delle classi 1A, 1B e 2B indirizzo Classico; i quesiti posti riguardavano la vita di Alessandro, le tecniche che usa nel suo lavoro e alcuni sui servizi. Sin dall’inizio la “Iena” si è dimostrata esuberante e travolgente, presentandosi come un ragazzo normale che crede molto in se stesso e nel suo lavoro.

Andando avanti con le sue risposte, ha fatto capire quanto tenga a mostrare la verità, quanto i suoi impegni siano stressanti e quanto sia importante per lui la fiducia, prima di tutto quella nel proprio “io” che porta sempre a compimento gli obbiettivi.

Nella seconda parte della serata, Politi ha spiegato soprattutto perché usa e cosa comporta la telecamera nascosta, strumento ricorrente nei servizi de “Le Iene”. Questa serve per permettere all’inviato di avere più informazioni dal suo interlocutore, che se sapesse di essere ripreso probabilmente non direbbe mai certe frasi. È un modo per scoprire la verità molto discusso, da alcuni ritenuto discutibile; infatti, è illegale divulgare le riprese di persone senza il loro consenso, però permette una visione più verosimile e chiara dei fatti apprezzata da molti. Chissà se questa verità un giorno sarà detta senza bisogno di una telecamera nascosta, che molte volte mette in difficoltà anche i giornalisti che la usano.

Infine, Alessandro ha avuto modo di parlare di alcuni suoi servizi guardati dai ragazzi delle classi 1A, 1B e 2B. Ha rivelato di essere molto sensibile e di emozionarsi facilmente per le sue inchieste; ha spiegato che molte volte è difficile “metterci la faccia”, rischiando anche di essere denunciato, cosa che secondo lui lo differenzia dai giornalisti che scrivono per le varie testate; il loro nome però è sempre visibile in fondo ad ogni articolo e, di solito, oltre a esporsi di persona, mettono anche il cuore nei loro elaborati.

Forse non ha voluto appositamente parlare di inviati speciali, di quelli che non solo ci “mettono la faccia”, ma ci rimettono la vita a causa di minacce di terroristi o di inchieste scomode. Il giornalismo è un lavoro complicato e delicato, sia che si scriva sulla carta, sia che si compaia in televisione: ma è solo il mezzo di comunicazione che cambia? Se invece cambiasse il concetto stesso di libertà? “Rubare” interviste, per estendere un concetto altrimenti non esternato, non prevede solo la faccia dell’intervistatore, che sa di essere protetto da schiere di avvocati, ma anche quella dell’intervistato: i sentimenti sono di chi non sa di essere ripreso. C’è chi crede nella giustizia, che soffre di lungaggini interminabili, e vede che la “Iena” risolve un caso in un mese. Allora basta giustizia e largo alle “Iene” giustiziere? Non può essere, non deve essere.

L’incontro con Alessandro Politi è stato sicuramente interessante ed apprezzato dai ragazzi, che ora conoscono quanto sia importante e difficile mostrare la verità.