Calcio Serie C, in campo dal 2018/19 le squadre B dei team di Serie A

In arrivo una rivoluzione nel calcio di Serie C
E’ in arrivo una rivoluzione che rischia di rendere più difficile la vita ai club minori di Serie C: secondo quanto annunciato ai giornali mercoledì 9 maggio dal Vice Commissario della Federcalcio Billy Costacurta, a partire dalla prossima stagione le squadre di Serie A e B potranno iscrivere le loro squadre B nel campionato di Serie C, in sostituzione di quelle società che non riusciranno ad iscriversi in questa categoria.
Niente più ripescaggi, dunque, ma un inserimento di squadre giovanili che in ogni caso avranno la possibilità di essere regolarmente promosse e retrocesse, esattamente come una qualsiasi altra squadra. Unica discriminante, il non poter giocare nella stessa categoria della squadra maggiore.
A decidere quali squadre saranno ammesse alla Serie C sarà la stessa Federazione, che a breve dovrebbe emettere un bando contenete tutte le regole per l’ammissione. In particolare verranno fissati dei limiti di età dei componenti della rosa, con indicazioni precise sugli eventuali Under 21 e fuoriquota, comunque ai di sotto dei 23 anni. Un’altra limitazione riguarderà la nazionalità dei giocatori: si parla di fissare ad almeno il 50% dei componenti della rosa dovrà avere i requisiti richiesti per la possibile convocazione con la Nazionale italiana.
Al momento sarebbero tre le squadre di Serie A intenzionate a prendere parte all’iniziativa: Milan, Inter e Roma. Addirittura i giollorossi starebbero pensando di non partecipare al campionato Primavera e di girare i componenti di questa squadra nella futura squadra B.
La presenza di squadre B è attualmente una realtà in diversi campionati europei. In Francia i team B sono ammessi al campionato CFA (la quarta serie francese) ed analoghe situazioni le troviamo anche in Germania e Spagna.
Un’iniziativa che sicuramente darà maggior visibilità alla Serie C, ma che nel contempo, lasciando la possibilità di promozione, rischia di creare grossi problemi ai club di terza serie che verrebbero a trovarsi degli avversari potenzialmente con risorse economiche inimmaginabili e disponibilità sproporzionata di giocatori di categorie superiori, che rischiano di creare problemi di programmazione in una categoria da più di vent’anni in gravi difficoltà. Problematiche che invece non andrebbero a riguardare i cadetti, dato che in ogni caso le eventuali squadre B di proprietà dei team maggiori non potrebbero essere comunque promossi nella massima serie.