Olona, Brumana risponde a CAP Holding

"Lettera immaginaria di un amico dell'Olona cliente di CAP Holding"

LEGNANO – L’Avvocato legnanese Franco Brumana, da anni portavoce del gruppo “Amici dell’Olona“, pagina Facebook che conta più di 16.000 membri, risponde alla nota con cui Cap Holding, gestore dell’impianto di depurazione di Canegrate, spiegava le ragioni dell’intervento di manutenzione che ha comportato lo sversamento di migliaia di metri cubi di liquami fognari direttamente nel fiume Olona.

Con una lettera aperta, provocatoriamente dal titolo “Lettera immaginaria di un amico dell’Olona cliente di CAP Holding“, Brumana risponde punto per punto alle tante affermazioni addotte dal gestore nel suo comunicato:

 

Spettabile Azienda,

le argomentazioni ex post addotte dalla nota di discolpa hanno purtroppo confermato il pensiero dei vostri clienti residenti nei comuni attraversati dall’Olona: CAP non si è minimamente resa conto del disastro ambientale e sociale che ha provocato sversando in un piccolo fiume a carattere torrentizio liquami per un volume che, ad oggi, è di oltre 300.000 metri cubi.

Tanto per dare una percezione sull’accaduto, proprio nel periodo che tutto il mondo è in fermento per la salvaguardia dell’ambiente, CAP ha sversato in Olona un volume di liquami pari a circa 7 volte l’intero stabile della sua sede di Assago o, per meglio rendere l’idea, un volume dell’ordine di grandezza del duomo di Milano, dello stadio di San Siro o di oltre 120 piscine olimpioniche.

Ma quello che ancor più lascia sgomento in questa missiva è l’auto celebrata infallibilità dell’azione operativa da voi condotta per il revamping del depuratore di Canegrate che, nel caso specifico, avrebbe solo peccato di sottovalutare la sensibilità ambientale degli stakeholder.

Gli amici dell’Olona, e con loro tutti gli altri cittadini indignati dell’accaduto, ritengono invece che CAP questa volta abbia sbagliato su diversi fronti a partire dal sistema di affidamento di questi lavori, avvenuto con il sistema dell’accordo quadro nel lontano autunno del 2017, per appaltare una miriade di manutenzioni straordinarie interessanti diversi depuratori della provincia di Milano.

Il vs. modus operandi ha chiaramente evidenziato che il revamping in corso al depuratore di Canegrate è stato considerato al pari di un mero intervento di riqualificazione funzionale e normativa, dimenticando completamente che la parte preponderante del progetto fosse l’unitarietà di svolgere i lavori garantendo, in primis, il trattamento depurativo dell’enorme portata di reflui provenienti da monte.

Come anche chiarito dal ministero delle infrastrutture e dei trasporti (direzione generale strade e autostrade del dipartimento per le infrastrutture e i sistemi informativi) l’accordo quadro non può essere utilizzato per singole opere o per opere racchiuse in un progetto unitario; è uno strumento per affidare interventi ripetitivi, seriali o non determinabili nel numero, in un arco temporale predeterminato.

La vostra autoreferenziabilità è impressionante anche quando vi cimentate in spiegazioni mirate a sostenere la bontà delle scelte tecniche effettuate per calendarizzare questi lavori. Sembrerebbe che il cronoprogramma dei medesimi fosse basato su una scommessa assai ardua: lavorare nelle due settimane in cui un audace statistica induce a pensare che l’Olona possa garantire, per tutto il periodo di fermo impianto, portate tali da diluire fortemente i liquami direttamente sversati da CAP.

Spero che CAP sappia che l’Olona è un fiume a carattere torrentizio il cui bacino imbrifero impone tempi di corrivazione estremamente ridotti là dove le tubazioni di scarico immettono in alveo le acque provenienti dal depuratore di Canegrate. Praticamente avete autorizzato i lavori basandosi su improbabili circostanze che, come era prevedibile, non si sono verificate (Sic!).

Ammesso e non concesso, come da voi sostenuto, dell’impossibilità di poter depurare le acque durante le operazioni di revamping (ex. fermando una linea di depurazione alla volta), con un’impostazione progettuale differente, la statistica avrebbe invece dato la certezza di disporre nella settimana del ferragosto di portate in ingresso esponenzialmente ridotte in tutti i depuratori di Canegrate, Parabiago e Pero.

Se CAP avesse chiesto ex ante ai pochi cittadini rivieraschi, che non lasciano le città a ferragosto, quale fosse il loro pensiero sul periodo ottimale per eseguire i lavori, gli stessi avrebbero certamente risposto di preferire di sopportare per qualche giorno i soliti odori emanati dall’Olona piuttosto che vedere il proprio fiume trasformarsi, in questo inizio di autunno, in una cloaca marcia maleodorante.

Sulle possibilità tecniche di eseguire by pass fognari per dirottare nella settimana di ferragosto le scarse portate in entrata al depuratore di Canegrate, basterebbe verificare i diametri e i profili idraulici delle tubazioni fognarie presenti nelle zone di via Unione a Parabiago (dove è presente uno degli scarichi del depuratore di Canegrate ) e di via Marzorati a Nerviano per capire se tramite sistemi di pompaggio, o addirittura a gravità, fosse stato possibile dirottare nella settimana di ferragosto i reflui provenienti dal depuratore di Canegrate, in parte al vicinissimo depuratore di Parabiago, e se ce ne fosse stato bisogno, al depuratore di Pero tramite la vicina fognatura di Nerviano.

Ci auspichiamo che il progetto CAP posto a base d’asta del succitato accordo quadro 2017 abbia nelle obbligatorie relazioni specialistiche specifici paragrafi nelle quali, per il revamping del depuratore di Canegrate, il progettista abbia comprovato, con ineccepibile metodica, l’impossibilità di evitare questa catastrofe ambientale.

Il fatto poi che CAP si vanti di avere avuto dalle autorità competenti specifica autorizzazione per attuare questo scempio ambientale è un fatto abbastanza secondario qualora l’istruttoria tecnica, su cui si è basata il procedimento autorizzatorio, fosse mancante, viziata o superficiale. Del resto è risaputo che la pubblica amministrazione è sempre più sguarnita di specifiche figure professionali qualificate capaci di sostenere complesse valutazioni tecniche, pertanto il contraddittorio tecnico ormai è basato più su aspetti formali che sostanziali.

Detto quanto sopra e preso atto del disastro ambientale ormai avvenuto, riteniamo ora che CAP debba formalmente impegnarsi ed attuare misure organizzative affinché simili episodi non si possano più ripetere. Del resto il gestore del Servizio Idrico Integrato della provincia di Milano ha dimostrato, soprattutto nel segmento acquedottistico, di portare avanti best practice apprezzate a livello mondiale.

Riteniamo pertanto che da ora in poi il nostro gestore del SII debba programmare i propri investimenti nel settore delle acque reflue privilegiando l’aspetto ambientale a quello tecnico operativo. I loro progettisti dovranno porsi il primario obiettivo di evitare sversamenti in fiume di acque non trattate e, qualora non trovassero la soluzione, dovranno a tempo debito promuove momenti di confronto con tutti gli stakeholder interessati al fine di individuare la soluzione tecnica ambientalmente più sostenibile.

In ragione del fatto che il gestore del SII è un soggetto privilegiato dallo Stato perché agisce in regime di monopolio altresì avvantaggiato dalla garanzia della remunerazione del servizio attraverso la tariffa dei clienti, chiediamo che da ora in poi l’approccio alle problematiche ambientali sia preventivamente condiviso nel rispetto del primario obiettivo della salvaguardia dell’ambiente.

CAP dovrà convincere i propri clienti che il servizio erogato è il meglio che si possa trovare sul mercato perché, a differenza di quello che avviene ad esempio per il servizio sanitario nazionale, il cittadino non può cambiare il gestore del SII rivolgendosi a quello che ritiene più sensibile alle problematiche ambientali.