La Chirurgia dell’anca in ASST Valle Olona si avvale della tecnica “SuperPATH”

Dal 2016 a oggi ne hanno beneficiato oltre 600 pazienti

BUSTO ARSIZIO – Sempre continuo il miglioramento della qualità delle cure di ASST Valle Olona. Ne è dimostrazione una metodica utilizzata negli interventi sull’anca, che offre al malato ridotti tempi di ricovero, più rapida ripresa delle attività quotidiane, meno dolore dopo l’intervento, trasfusioni ematiche e complicanze pressoché azzerate.

Sono questi i vantaggi di SuperPATH (Superior Percutaneously Assisted Total Hip), la tecnica chirurgica utilizzata dall’Ortopedia dell’Ospedale di Busto Arsizio e di Saronno per la chirurgia protesica dell’anca di primo impianto. E’ una via di accesso chirurgico, che permette di conservare l’anatomia: preservando i muscoli, i tendini e la capsula articolare. Viene così restituita al paziente un’articolazione il più possibile simile ad un’anca fisiologica.

Ad illustrare l’innovativa tecnica alla stampa mercoledì 22 gennaio 2020 presso l’Ospedale di Busto Arsizio il dottor Marco Merlo, Direttore dell’unità operativa di Ortopedia e Traumatologia dell’Ospedale bustese, supportato dalla Direzione strategica ASST Valle Olona, rappresentata dal Direttore generale dottor Eugenio Porfido, dal Direttore sanitario dottoressa Paola Giuliani, e dal Direttore Sociosanitario dottor Marino Dell’Acqua.

Alla conferenza stampa hanno partecipato anche clinici provenienti dall’Ospedale C.T.O. di Napoli: il dottor Luigi Cioffi (primario dell’Ortopedia e traumatologia), il dottor Guido Cerasuolo (responsabile dell’unità semplice di Artroscopia) ed il dottor Antonio Cibelli, tecnico specialist.

Da noi la chirurgia dell’anca ha una tradizione lunga oltre mezzo secolo – afferma il dottor Marco Merlo, direttore dell’unità operativa di Ortopedia e Traumatologia dell’Ospedale bustese – Il Professor Renato Bombelli, primario dal 1960 al 1992, ne è stato un pioniere, in particolare era conosciuto in tutto il mondo per l’intervento di osteotomia di valgo-estensione (resezione del femore e ri-orientamento della testa femorale) e la protesi isoelastica (costituita da materiali con elasticità simile all’osso). Chirurghi dai cinque continenti, come testimonia il libro degli ospiti ancora conservato in sala operatoria, sono venuti a visitare il nostro Ospedale per imparare nuove tecniche, per poi applicarle nei loro Paesi. Con questo background scientifico, proseguiamo su quella strada cercando di offrire ai nostri pazienti soluzioni chirurgiche innovative e vantaggiose”.

Dall’aprile 2016 a oggi sono stati operati oltre 600 pazienti, con la tecnica SuperPATH.

In passato utilizzavamo una tecnica che sacrificava i tendini extra-rotatori e la capsula articolare – riprende il dottor MerloOggi la SuperPath è la tecnica di elezione che utilizziamo in tutti i casi di intervento di artroprotesi d’anca (artrosi, necrosi della testa femorale, fratture). La casistica in nostro possesso ci permette di confrontare i dati relativi al decorso postoperatorio e alle complicanze in entrambe le tecniche utilizzate. Le differenze più significative le abbiamo riscontrate sui giorni di degenza in Ospedale: da 16 giorni (con la precedente metodica) a 9 giorni con la SuperPATH (minimo 3, massimo 12 giorni). Ciò è consentito dal rapido recupero funzionale: il paziente deambula il giorno dopo l’intervento. Non sono previste limitazioni particolare sulla mobilità articolare e non vengono utilizzati gli abituali accorgimenti antilussazione (cuscino fra le gambe, alza-water, etc)”.

Ne consegue che il rischio di lussazione è inesistente. Mentre il dolore postoperatorio è ridotto (la VAS, ovvero la scala analogica del dolore, da 7 della vecchia tecnica scende a 4).  Dopo 20 giorni il paziente può guidare l’automobile. L’uso dei bastoni canadesi è prolungato per un periodo correlato alla risposta del paziente (ma non va oltre un mese). Il paziente può tornare alla sua vita lavorativa in tempi brevi.

Il tasso di trasfusioni ematiche post-operatorie è crollato del 40% rispetto alla tecnica convenzionale postero-laterale – conclude il dottor MerloL’HHS (punteggio legato a diversi parametri considerati quali dolore, mobilità articolare, capacità funzionali) a 3 mesi dall’intervento è decisamente migliore: 88 contro 80 della precedente tecnica. La ripresa dell’attività sportiva, negli atleti, è possibile per alcuni sport (ciclismo, nuoto, tennis, golf, corsa leggera, trekking). Negli sport di contatto, e dove sono previsti salti e balzi (calcio, pallavolo, basket, sci) esistono invece rischi legati ai traumi diretti, per cui si raccomanda cautela”.