La psicologa: “La scuola riapre nel caos totale e tutto questo crea solo ansia!”

La scuola diventerà un grande laboratorio di raccolta dati e a tal fine saranno possibili screening a campione degli studenti durante l’anno.

BUSTO ARSIZIO –  A pochi giorni dalla riapertura delle scuole italiane, poche sono le certezze che le famiglie hanno a riguardo di questo nuovo inizio di anno scolastico, a cominciare dalla data stessa fissata che avrebbe dovuto essere il 14 settembre, ma a quanto pare non sarà così per tutte le regioni.

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Il Rapporto ISS COVID-19 n. 58/2020 è un documento che dovrebbe dettare quelle che sono le Indicazioni operative per la gestione di casi e focolai di SARS-CoV-2 nelle scuole e nei servizi educativi dell’infanzia, eppure leggendolo molte domande riguardo informazioni pratiche relative per esempio all’uso di mascherine da parte degli studenti, la disinfezione degli zaini e delle borse, il rispetto delle distanze imposte durante momenti quali l’intervallo e la mensa non trovano nessuna risposta.

Per sapere quali misure saranno adottate dalle scuole in merito a questi argomenti dobbiamo affidarci ad articoli di varia natura di cui il web è disseminato e non ci stupiremo se, così facendo, incontreremo le più svariate contraddizioni!

Inoltre, scorrendo il documento di cui sopra, si legge esplicitamente che la riapertura delle scuole è un fatto nuovo ed eccezionale, e le misure di prevenzione adottate saranno sperimentali. La scuola diventerà un grande laboratorio di raccolta dati e a tal fine saranno possibili screening a campione degli studenti durante l’anno.

Ma quali sono gli effetti psicologici che questa situazione genera nelle famiglie e, soprattutto, nei giovani studenti?
Per rispondere a questa domanda occorre tenere conto di molteplici fattori. Infatti, sono passati ben sei mesi da quando le scuole hanno chiuso a causa dell’emergenza Covid-19 e bambini e ragazzi sono impazienti di ritornare in classe, rivedere i propri compagni e riprendere così la propria vita di sempre. Il problema, però, è che “la vita di sempre” non esiste più: le nuove disposizioni, infatti, non permetteranno di vivere la “normalità” scolastica così come siamo sempre stati abituati a pensarla, dal momento che basterà uno starnuto o un colpo di tosse a spingere, prima l’insegnante in classe, poi il referente Covid della scuola, ad interrogarsi sulla natura di questo sintomo, dovendo decidere se ritenere il bambino malcapitato un soggetto a rischio oppure no e attivando nel primo caso tutta la faragginosa procedura e la relativa macchina anti-covid.

Potrà capitare in ogni momento a noi genitori di essere contattati dalla scuola perché nostro figlio avrà manifestato un qualche sintomo Covid. E l’elenco pubblicato nel suddetto rapporto evidenzia come si tratti di sintomi banali, comuni all’influenza stagionale e a episodi di raffreddamento in generale: febbre, tosse, cefalea, sintomi gastrointestinali (nausea/vomito, diarrea), faringodinia, dispnea, mialgie, rinorrea/congestione nasale.

Dovremo essere pronti all’eventualità che nella classe di nostro figlio, un suo compagno risulti positivo al tampone e in tal caso il Distretto Sanitario che prenderà in carico la situazione potrà decidere di mettere in quarantena i compagni più stretti o quelli che avevano avuto un contatto con il paziente nei giorni immediatamente precedenti alla manifestazione dei sintomi, oppure si potrebbe decidere di chiudere la classe o addirittura l’intera scuola.

 

Tutto ciò senza criteri chiari ed espliciti, perché tali decisioni – si dice nel documento – saranno prese tenendo conto anche degli “algoritmi decisionali”.
Io penso che sia di tutta evidenza che questa situazione è in potenza fortemente ansiogena e può creare nel tempo sintomi di ansia e fobie varie relative alle richieste di misurazione della febbre e monitoraggio dei sintomi Covid nei giovani studenti. Da madre di un bambino di sette anni, più che da psicologa, mi chiedo come ci comporteremo quando nostro figlio manifesterà i sintomi di un raffreddore stagionale, ma senza avere la febbre, quando tossirà sonoramente, ma senza altre complicanze. Sintomi che solo l’anno scorso avremmo trattato con leggerezza, senza nemmeno consultare il pediatra, con un aerosol o uno sciroppo, e che invece adesso dovrebbero mettere in allarme il “buon genitore”, obbligandolo a rivolgersi al medico curante, operando la segnalazione a scuola e attivando una macchina sanitaria di dimensioni spropositate.

E’ chiaro che a farne le spese per primi saranno i soggetti più fragili: mi riferisco a quei genitori e a quei bambini che già soffrono di disturbi d’ansia o di panico, per i quali l’attenzione verso lo stato di salute dei propri figli è sempre al limite dell’allerta, quei genitori che soffrono di disturbi ossessivo-compulsivi, maniacali nei confronti dell’igiene, restrittivi verso esperienze di gioco ed esplorazione degli spazi e del mondo del bambino.

Seguiranno tutti coloro che fino ad oggi non hanno mai manifestato alcuna affezione emotiva e psichica, ma che potranno farlo nel prossimo futuro perché soverchiati dalla pressione mediatica e dalle continue notizie funeste di chiusure, nuovi positivi, giovani ricoverati (che poi abbiamo scoperto essere inesistenti).

A tutte queste persone vorrei lanciare un messaggio di conforto e – spero! – di aiuto: a mio parere è possibile vivere tutta questa situazione in maniera “sufficientemente” serena (per dirla alla Winnicott). Come?
1) prima di tutto limitando l’accesso alle informazioni dei media: impariamo a guardare la realtà che ci sta immediatamente intorno e a valutare una situazione di pericolo in base a ciò che ci riguarda personalmente e non a ciò che accade a centinaia di kilometri da noi;
2) provando a pensare che esistono delle valide alternative alla scuola così come è stata ridotta: in questi mesi sono nati centinaia di gruppi di genitori pronti a scambiarsi idee, perplessità, informazioni riguardanti la futura organizzazione scolastica e tante sono state le proposte nate da questi confronti. In generale faccio riferimento all’educazione parentale o home schooling, che permetterebbe al genitore di seguire personalmente l’istruzione dei propri figli, facendosi aiutare da educatori o insegnanti professionali presso il proprio domicilio, creando anche gruppetti di studio di pochi bambini (spesso fratelli o parenti), che avrebbero così modo di interfacciarsi con i propri pari, in un ambiente intimo e con pochi rischi.
Ebbene, qualsiasi sia la vostra scelta su come intraprendere il nuovo anno scolastico, auguro a tutti di poterlo trascorrere con quella serenità che l’esperienza di apprendere e di educare merita.
Buon anno a tutti!

Dott.ssa Maria Rita Scarcella
Psicologa Analista Junghiana
Responsabile del Centro L’Equilibrio a Busto Arsizio