Serie D, a settembre torna il pubblico?

Più ombre che luci dal nuovo DPCM per il calcio minore

Più informazioni su

ROMA – Il nuovo Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri del 7 luglio apre uno spiraglio alla possibilità di tornare a giocare davanti al pubblico, anche se limitatamente a “eventi sportivi di minore entità“. Gli eventi “e le competizioni sportive – riconosciuti di interesse nazionale e regionale dal Comitato olimpico nazionale italiano (CONI), dal Comitato Italiano Paralimpico (CIP) e dalle rispettive federazioni, ovvero organizzati da organismi sportivi internazionali – sono consentiti a porte chiuse ovvero all’aperto senza la presenza di pubblico.

A questo punto sorge un dubbio: la Serie D può essere considerato un evento “di minore entità, oppure va inserito tra gli “eventi e le competizioni sportive – riconosciuti di interesse nazionale e regionale dal Comitato olimpico nazionale italiano (CONI), dal Comitato Italiano Paralimpico (CIP) e dalle rispettive federazioni” ?

Perchè tra le due cose cambia tutto. Infatti, mentre per gli eventi minori sarà infatti consentita la partecipazione del pubblico – seppur con limitazioni che per una competizione minore potrebbero avere un costo di gestione sicuramente non trascurabile – per tutti gli altri eventi il pubblico resterebbe ancora bandito.

Infatti il punto e) del Decreto prevede che “a decorrere dal 1° settembre 2020 è consentita la partecipazione del pubblico a singoli eventi sportivi di minore entità, che non superino il numero massimo di 1000 spettatori per gli stadi all’aperto e di 200 spettatori per impianti sportivi al chiuso. La presenza di pubblico è comunque consentita esclusivamente nei settori degli impianti sportivi nei quali sia possibile assicurare la prenotazione e assegnazione preventiva del posto a sedere, con adeguati volumi e ricambi d’aria, nel rispetto del distanziamento interpersonale, sia frontalmente che lateralmente, di almeno 1 metro con obbligo di misurazione della temperatura all’accesso e utilizzo della mascherina a protezione delle vie respiratorie; in casi eccezionali, per eventi sportivi che superino il numero massimo di 1000 spettatori per gli stadi all’aperto e di 200 spettatori per impianti sportivi al chiuso, il Presidente della Regione o Provincia autonoma può sottoporre specifico protocollo di sicurezza alla validazione preventiva del Comitato tecnico-scientifico ai fini dello svolgimento dell’evento“.

Completamente differente ciò che precede invece il punto f): “gli eventi e le competizioni sportive – riconosciuti di interesse nazionale e regionale dal Comitato olimpico nazionale italiano (CONI), dal Comitato Italiano Paralimpico (CIP) e dalle rispettive federazioni, ovvero organizzati da organismi sportivi internazionali – sono consentiti a porte chiuse ovvero all’aperto senza la presenza di pubblico, nel rispetto dei protocolli emanati dalle rispettive Federazioni Sportive Nazionali, Discipline Sportive Associate ed Enti di Promozione Sportiva, al fine di prevenire o ridurre il rischio di diffusione del virus COVID-19 tra gli atleti, i tecnici, i dirigenti e tutti gli accompagnatori che vi partecipano“.

Necessario a questo punto un chiarimento, nonostante l’ottimismo del Presidente della Lega Nazionale Dilettanti Cosimo Sibilia: “Si tratta di un passaggio fondamentale verso il ritorno alla normalità. Sono state confermate le nostre intuizioni, sostenute dal nostro coordinamento sanitario, basate proprio sulla necessità di far regolare le attività del calcio dilettantistico dalle ordinanze regionali. Ora siamo veramente pronti per ricominciare“.

Di sicuro rientra nel secondo caso la Coppa Italia maggiore, che quest’anno al primo turno vedrà la partecipazione del Legnano, grazie al suo piazzamento al secondo posto nella stagione appena conclusa. Una partecipazione però che rischia di diventare un’autentica beffa.

Infatti i regolamenti prevedono che le squadre di Serie D giochino il primo turno, a gara unica, sul campo di una squadra che potrebbe essere di Serie B e Serie C, dividendo a metà gli incassi. Inutile dire che la speranza, per una squadra come i lilla, era quella di essere abbinata ad una squadra del sud, magari dei Cadetti, in grado di attirare comunque un grande pubblico. In passato ci sono state squadre di Serie D che si sono pagate una bella fetta di spese, con questi incassi…

Ma a questo punto, a porte chiuse, la speranza diventa esattamente l’opposto: meglio una squadra del nord, meglio ancora se lombarda, magari perchè non il Monza, per evitare al danno del mancato incasso la beffa dei costi di trasferta…

Più informazioni su