I tamponi rapidi per liberare finalmente le persone dalla quarantena domiciliare!

Nelle regioni che usano i tamponi rapidi sono più che raddoppiati i dichiarati guariti.

MILANO – I numeri di oggi in Lombardia preoccupano ancora e non poco. L’unica certezza è che la gente, seguendo il protocollo varata da qualche giorno che prevede le cure domiciliari, non si affanna più a cercare un posto in ospedale. Dopo giorni di crescita costante e preoccupante degli ospedalizzati, i numeri di oggi sono ben diversi: solo 10 persone ricoverate ed il trend è finalmente verso un dato negativo che si potrebbe concretizzare nei prossimi giorni.

Il segno netto che la gente è positiva ma si cura a casa e che tanti positivi sono completamente asintomatici.

Questa la premessa per arrivare al nocciolo della questione: ci sono regioni italiane in cui si usano più massicciamente i tamponi rapidi che in Lombardia.

In queste regioni negli ultimi giorni sono più che raddoppiati i dichiarati guariti. Il tutto perchè è ormai noto che il caos generato dai molecolari blocca l’intero sistema lombardo: gente che aspetta per un mese il tampone di controllo. Gente che è sintomatica ma non riesce a fare il tampone.

Tutto questo si trascina nei numeri che non migliorano e in una curva che se da un lato prevede il rallentamento degli ospedalizzati, dall’altro non premia i guariti.

Chi usa i tamponi rapidi per lo screening libera le ‘risorse’ che prima erano destinate ai tamponi molecolari sui ‘casi testati’ (o tamponi netti o primi tamponi). Queste regioni han visto diminuire il loro carico di lavoro ed hanno potuto così dedicarsi ai tamponi di controllo, ottenendo da un lato l’effetto di aumentare il numero dei ‘dichiarati guariti’ e dall’altro di ‘liberare’ il doppio delle persone dalla quarantena domiciliare.

E’ evidente in particolare dal fatto che per il quinto giorno consecutivo (e non si vedono altri esempi di questo tipo altrove, o almeno non ancora e non per quattro giorni di fila) i numeri di quarantene e positivi attivi hanno il segno ‘meno’, o comunque sono in discesa nelle regioni che applicano questo protocollo, vedi ad esempio la Toscana.