Speciale Medicina – i danni da Covid in Italia

Uno studio fa luce sugli effetti a lungo termine

LEGNANO – Nuova puntata della rubrica, curata dal Dott. Dario Zava, medico che scriverà articoli scientifici di attualità su vari aspetti della medicina.

Oggi parliamo dei danni da Covid-19 in Italia.

Buona lettura.

 


 

I DANNI DA COVID IN ITALIA

La scorsa settimana abbiamo discusso i primi dati pubblicati sui danni a lungo termine delle persone colpite da Covid-19 riguardanti la Cina e nello specifico la città di Wuhan dove tutto sembra aver avuto inizio.

In Italia esistono dati aggiornati?

Recentemente sono stati pubblicati dati italiani e nello specifico raccolti nella provincia di Bergamo. Durante la prima ondata la provincia di Bergamo (in particolare l’ospedale Papa Giovanni XXIII) è stata duramente colpita dal Covid-19 e i medici che hanno combattuto questa battaglia in prima linea hanno cominciato a raccogliere i dati dei pazienti ricoverati in ospedale e poi dimessi per capire a distanza di mesi come è il loro stato di salute. Nello specifico si tratta di 767 persone (67% uomini e 33% donne, età media 63 anni) quasi tutte (90%) ricoverate in ospedale e di queste il 10% ha necessitato della terapia intensiva per guarire. Dopo essere stati dimessi dall’ospedale, i pazienti sono stati richiamati per una visita di controllo. A tutti è stata offerta la possibilità di fare una serie di accertamenti: esami del sangue, radiografia del torace, elettrocardiogramma test di funzionalità polmonare, valutazione psicologica e valutazione della necessità di riabilitazione. In seguito ai risultati degli accertamenti è stata programmata una visita specialistica appropriata. Ebbene delle 767 persone che hanno completato la valutazione post-dimissione, la metà aveva ancora sintomi.

Speciale Medicina Covid-19

I sintomi più frequenti sono risultati la fatica e la mancanza di fiato al minimo sforzo, con le donne che sono risultate maggiormente colpite rispetto agli uomini. Un primo commento che emerge da questi risultati è che Covid-19 (come visto sopra) colpisce prevalentemente gli uomini ma le donne soffrono di più dopo la malattia. Il 33% ha dichiarato di non sentirsi “completamente ristabilito” a distanza di 105 giorni dalla “guarigione” (il 20 per cento lamenta ancora problemi ai polmoni), mentre il 18% ha lamentato sintomi minori. Un altro riscontro importante è che il 24% era al momento del controllo ancora in terapia con farmaci anticoagulanti (i disturbi della coagulazione del sangue sono molto frequenti nei pazienti colpiti da Covid ed i farmaci anticoagulanti giocano un ruolo nel trattamento e risoluzione della malattia). Interessante sottolineare anche la durata del ricovero, circa il 10% dei pazienti è rimasto ricoverato in ospedale per più di 60 giorni. I risultati italiani sono abbastanza in linea con quelli che abbiamo visto la scorsa settimana in Cina, sicuramente c’è ancora molto da capire sui sintomi post-Covid ma sembra abbastanza chiaro che ci siano due tipi di problematiche che le persone affrontano dopo la malattia, una legata principalmente alla debolezza indotta dall’infezione virale ed una invece che coinvolge più la sfera psichica ed emozionale legata allo stress (e relativa sindrome da distress) dovuto al ricovero in ospedale insieme a numerose altre persone con le medesime problematiche o che sono andate incontro ad esiti peggiori.

Accanto ai dati scientifici, sono disponibili e consultabili sul sito internet dell’Inail i report sullo stato delle denunce di infortunio per Covid-19.
Tali informazioni possono essere utili per capire su chi la malattia da Covid-19 abbia influito e soprattutto su quali categorie lavorative.
Il 12esimo report nazionale sulle infezioni di origine professionale da nuovo Coronavirus elaborato dalla Consulenza statistico attuariale dell’Iinail mostra che i contagi sul lavoro da Covid-19 denunciati all’Inail tra gennaio e lo scorso 31 dicembre sono 131.090, pari al 23,7% delle denunce di infortunio pervenute all’Istituto nel 2020 e al 6,2% dei contagiati nazionali totali comunicati dall’Istituto superiore di sanità (Iss) alla stessa data.

Nel dettaglio (vedi figura sotto) emerge un incremento di 26.762 casi (+25,7%) rispetto al monitoraggio precedente, complice la seconda ondata che ha avuto un impatto, in ambito lavorativo, più intenso rispetto alla prima ondata: 57,6% è infatti la quota sul totale delle denunce del trimestre ottobre-dicembre contro il 38,5% di marzo-maggio (e i dati del mese di dicembre non sono ancora definitivi…)

Speciale Medicina Covid-19

Sette lavoratori contagiati su 10 sono donne. Quindi prendendo in considerazione il complesso delle denunce, il rapporto tra i generi si inverte. Questo è un altro dato interessante da sottolineare perchè sembra confermare i dati clinici dell’ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo dove le donne, pur essendo meno frequentemente colpite dal Covid-19, manifestavano più problematiche post-covid.

Speciale Medicina Covid-19

Il 42,2% delle infezioni di origine professionale denunciate riguarda la classe 50-64 anni. Seguono le fasce 35-49 anni (37,0%), under 34 anni (19,0%) e over 64 anni (1,8%). L’85,7% dei contagi riguarda lavoratori italiani. Il restante 14,3% sono stranieri (otto su 10 donne), concentrati soprattutto tra i lavoratori rumeni (pari al 20,9% dei contagiati stranieri), peruviani (14,0%), albanesi (7,9%), ecuadoregni (4,7%) e moldavi (4,2%).

Speciale Medicina Covid-19

Più colpiti infermieri, operatori socio-sanitari e medici. L’analisi per professione dell’infortunato evidenzia la categoria dei tecnici della salute come quella più coinvolta da contagi con il 38,7% delle denunce (in tre casi su quattro sono donne), l’82,2% delle quali relative a infermieri, e il 10,0% dei casi mortali codificati. Seguono gli operatori socio-sanitari con il 19,2% delle denunce, i medici con il 9,2%, gli operatori socio-assistenziali con il 7,4% e il personale non qualificato nei servizi sanitari (ausiliario, portantino, barelliere) con il 4,7%. In questo senso la decisione delle istituzioni di iniziare la campagna vaccinale proprio sugli operatori sanitari sembra una scelta vincente che è stata lodata anche da altre nazioni europee dove invece hanno deciso diversamente.

Per quanto riguarda la distribuzione geografica delle denunce, sappiamo dall’inizio dell’epidemia che la Lombardia è stata la regione colpita più duramente da Covid-19 e anche le denunce vanno nella stessa direzione, la Lombardia è infatti al primo posto con il 28,4% delle denunce, seguita da Piemonte (14,4%) e Veneto (9,7%).

Nello specifico ecco il dettaglio delle provincie della Lombardia con le relative denunce:

Speciale Medicina Covid-19

Insomma è ancora presto per analisi compiute, però i primi dati che via via vengono pubblicati evidenziano la necessità di “curare” le persone che hanno avuto Covid-19 anche dopo la dimissione e queste evidenze emergono chiaramente da tutti i paesi dove l’infezione ha colpito.

Dott. Dario Zava

Fonti:
1) Epidemiol Infect 2021 Jan 19;1-25. doi: 10.1017/S0950268821000145. Online ahead of print.Surviving COVID-19 in Bergamo Province: a post-acute outpatient re-evaluation S Venturelli 1, S V Benatti 1, M Casati 1, F Binda 1, G Zuglian 1 2, G Imeri 1, C Conti 1, A M Biffi 1, S Spada 1, E Bondi 1, G Camera 1, R Severgnini 1, A Giammarresi 1, C Marinaro 1, A Rossini 1, P A Bonaffini 1, G Guerra 1, A Bellasi 1, S Cesa 1, M Rizzi 1 Affiliations expand PMID: 33461632 DOI: 10.1017/S0950268821000145
2) scheda-tecnica-contagi-covid-31-dicembre-2020. Inail
3) lombardia-scheda-regionale-covid-31-dicembre-2020. Inail