Speciale Medicina – La magia dei vaccini

In tutto il mondo sono partite massicce campagne vaccinali

LEGNANO – Nuova puntata della rubrica, curata dal Dott. Dario Zava, medico che scriverà articoli scientifici di attualità su vari aspetti della medicina.

Oggi torniamo a parlare di vaccini.

Buona lettura.

 


 

LA MAGIA DEI VACCINI

In queste settimane non si parla d’altro che di vaccinazioni, in tutto il mondo sono partite massicce campagne vaccinali con tempi e modi differenti ma si sa ancora poco della reale efficacia dei vaccini sulla popolazione.

Ci sono ovviamente i dati pubblicati su riviste scientifiche relative ai risultati degli studi registrativi condotti su decine di migliaia di volontari che hanno dimostrato l’efficacia di alcuni vaccini oggi utilizzati ma è fondamentale poi valutare la loro efficacia nel mondo reale, quando utilizzati su milioni di persone (si parla di dati reallife).

Quest’ultimo è sempre stato un punto chiave per dimostrare in via definitiva l’efficacia di un trattamento vaccinale, per quanto i vaccini siano stati studiati su un numero importante di volontari (circa 20-30.000 pazienti per ogni vaccino approvato) serve poi una conferma su un numero più elevato di persone per capire veramente sia se funziona sia se è ben tollerato.

Tra tutti i vaccini sviluppati, quello attualmente più utilizzato (perché tra i primi ad essere approvato dalle varie autorità regolatorie) è quello di Pfizer-Biontech (vedi nostri articoli precedenti per maggiori dettagli su meccanismo d’azione ed efficacia).

Tra tutte le nazioni che hanno iniziato la campagna vaccinale, una in particolare sta procedendo speditamente ed è Israele (i dati sono riferiti alla somministrazione di almeno la prima dose; vedi figura sotto). Al 30 dicembre, quando quasi tutta l’Europa era ancora in alto mare, in Israele un cittadino su 20 aveva già ricevuto la prima dose del siero anti Covid e ad oggi ha superato il 60% della popolazione vaccinata almeno con la prima dose.

La magia dei vaccini

Dalla Figura emerge che i dati sulle vaccinazioni differiscono molto tra le varie nazioni e che Israele è il paese che finora ha somministrato più vaccini in proporzione alla popolazione. Questo lo rende un laboratorio a cielo aperto osservato con attenzione dagli altri paesi, ma quali sono i fattori che hanno permesso ad Israele di vaccinare a ritmi unici?

Sicuramente ci sono dei fattori favorenti, che sono:

– Una popolazione totale di circa 9 milioni di abitanti (simile alla Lombardia), quindi relativamente piccola, in più mediamente giovane e ben distribuita geograficamente.
– La strategia vaccinale (peraltro simile a quella adottata in Italia), cioè la scelta di vaccinare prima gli operatori sanitari e le persone più vulnerabili (anziani, malati e persone con altre patologie). Recentemente la vaccinazione è stata allargata ai cittadini con più di 40 anni e agli adolescenti tra i 16 e i 18 anni. Il ministero della Sanità punta a immunizzare i due terzi della popolazione (esclusi i minori di 16 anni) entro la fine del mese di marzo.
Un sistema di copertura sanitaria universale pubblica molto avanzato sul piano digitale e con infrastrutture efficaci. L’organizzazione è strutturata intorno a quattro fondi sanitari Clalit (il più grande fornitore di cure), Maccabi, Meuhedet e Leumit. Ognuno ha aperto rapidamente centri vaccinali e ha contattato i suoi assistiti per fissare gli appuntamenti. Ogni cittadino israeliano si può iscrivere ad uno di questi quattro fondi a scelta. I fondi hanno una gestione elettronica centralizzata di tutti gli iscritti, il che consente di avere a disposizione enormi database con tutti i dati possibili per rintracciare una persona (telefono, sms, e-mail, app dedicate) e conoscere in tempo reale il suo stato di salute.
La forte spinta del paese nei confronti delle campagne di prevenzione già messa in pratica molto prima dell’emergenza Covid-19. Ciò ha permesso alle strutture sanitarie di attivarsi rapidamente ed altrettanto rapidamente contattare e convocare le persone per la vaccinazione. Infatti in passato Israele era già stato un terreno di valutazione per altri vaccini, in collaborazione con i Centri per la prevenzione e il controllo delle malattie (Cdc) degli Stati Uniti.
Una fornitura abbondante di vaccini. Sin dall’inizio della pandemia il governo ha scommesso molto sull’efficacia dei vaccini a mRNA ed ha siglato accordi con le aziende che li producono. Inoltre secondo alcune indiscrezioni, Israele per approvigionarsi di un elevato numero di vaccini non ha esitato a pagarli ad un prezzo superiore a quello cui è stato venduto nelle altre nazioni e si è impegnato a fornire al laboratorio statunitense Pfizer dati rapidi sugli effetti del vaccino su larga scala.

Tutto ciò fornisce il substrato ideale per vaccinare in tempi stretti ma soprattutto la gestione elettronica centralizzata di enormi database garantisce la possibilità di poter analizzare in breve tempo i dati di milioni di persone vaccinate per verificare l’efficacia della terapia vaccinale.

Quindi, il Paese è, in questo momento, un gigantesco esperimento scientifico espressamente autorizzato: in cambio delle massiccia fornitura del suo vaccino, Pfizer sembra aver ottenuto l’accesso all’enorme mole di dati che verranno raccolti, in un Paese la cui sanità è all’avanguardia nella digitalizzazione. In pratica in breve tempo sarà possibile raccogliere dati “real world” sugli effetti del vaccino su milioni di persone.

Ovviamente quanto scritto fino ad ora può generare parecchi commenti positivi o negativi riguardo a quanto fatto da Israele per fronteggiare la pandemia, ma è un dato di fatto che, se vorremo capire di più e in breve tempo come funzionano i vaccini sulla popolazione, i risultati che questa nazione ci fornirà saranno decisivi, nel bene come nel male, e sono probabilmente destinati ad entrare nella storia delle vaccinazioni.

I primi dati cominciano ad emergere e ci forniscono interessanti spunti di riflessione.
I primi segnali dell’efficacia della vaccinazione si sono visti a metà gennaio, quando sono stati confrontati due gruppi: da una parte 200mila persone di oltre 60 anni che hanno ricevuto la prima dose di siero anti-Covid e dall’altra, ulteriori 200mila persone che non sono state vaccinate. In un periodo iniziale di 12 giorni, i due gruppi di pazienti hanno mostrato le stesse caratteristiche, ma dal tredicesimo giorno in poi, fra i vaccinati, il numero di contagiati da coronavirus è calato del 33% rispetto al gruppo opposto. Nello specifico negli over 60 (i primi ad essere vaccinati) il numero di pazienti critici malati di Covid-19 era intorno al 30% al 2 di gennaio, al 35% intorno al 9 di gennaio per poi “crollare” al 7% nella settimana del 16 gennaio (vedi istogrammi turchese) , questo mentre per le persone di 40-55 anni (non vaccinate in quel periodo) la percentuale di malati è rimasta costante intorno al 20-30% (vedi istogrammi blu).

Speciale Medicina La magia dei vaccini

Percentuali di pazienti critici con Covid-19 per settimana divisi per gruppi di età
Fonte: Eran Segal

La prima dose della vaccinazione sembra dunque ridurre in modo evidente il rischio di contagio fra gli ultra sessantenni ma, hanno specificato i ricercatori, si tratta comunque di dati preliminari.

Tali dati sono stati recentemente confermati (vedi figura sotto) da un’analisi condotta su 500.000 persone sottoposte alla prima dose del vaccino recentemente pubblicata in anteprima su medRxiv. Come per i dati mostrati sopra, il “cut off” scelto per valutare una differenza è stato tra due periodi, uno compreso tra 1-12 giorni dalla vaccinazione ed uno compreso tra 12-24 giorni. Quello che si è visto è che nel secondo periodo (12-24 giorni riga colore turchese figura sotto) la percentuale di infezione da Covid-19 si è ridotta del 50% rispetto al periodo 1 (1-12 giorni riga colore rosa ).

La magia dei vaccini

Fonte: doi: https://doi.org/10.1101/2021.01.27.21250612

Questi risultati ricalcano quelli ottenuti nello studio registrativo su 20.000 persone che ha portato all’approvazione del vaccino.

Quindi i risultati dello studio di “real life” cioè nella popolazione reale sembrano andare nella stessa direzione dei risultati ottenuti negli studi registrativi. Al tempo stesso questi risultati confermano l’importanza della seconda somministrazione di vaccino per raggiungere una percentuale di libertà da Covid-19 intorno al 90%.

Proprio a riguardo della seconda dose del vaccino, in questi giorni sono stati presentati ulteriori dati che dimostrano negli over 60 (vedi linee blu nel grafico sotto; over 60 vaccinati con due dosi) che nelle ultime settimane c’è stato un calo del 35 per cento di nuovi contagiati dal Covid-19 (Quadro A), meno 30 per cento di ricoveri (Quadro C), meno 20 per cento di malati gravi (Quadro D).

La magia dei vaccini

Fonte: Eran Segal & Ran Balicer

Insomma, grazie alla percentuale molto alta di vaccinati è possibile calcolare i primi risultati a 60 giorni dall’inizio delle operazioni. Già questo è sicuramente un risultato straordinario che nessuna altra nazione è stata in grado di fare. Ovviamente sono dati preliminari (appunto limitati ai primi due mesi dall’inizio della vaccinazione) e sarà necessario valutare cosa succederà a distanza di almeno 6-12 mesi, per capire se questi primi risultati incoraggianti saranno confermati.
Per ora Eran Segal, ricercatore degll’Istituto Weizmann, twitta entusiasta: “La magia è cominciata”

Dott. Dario Zava

Bibliografia:
The effectiveness of the first dose of BNT162b2 vaccine in reducing SARS-CoV-2 infection 13-24 days after immunization: real-world evidence.Gabriel Chodick, Lilac Tene, Tal Patalon, Sivan Gazit, Amir Ben Tov, Dani Cohen. doi: https://doi.org/10.1101/2021.01.27.21250612