Il crollo del settore auto in ITALIA mentre la politica resta a guardare

Crolla anche l'elettrico che scende del 29% (e cala del 19% nel cumulato annuo)

MILANO – Mercato dell’auto: i dati di immatricolato del mese di luglio confermano i numeri del 2021, ma la progressione annuale registra un calo di 200.000 unità nei primi sette mesi: lo rileva Federmotorizzazione Confcommercio.

Interessante – spiega Simonpaolo Buongiardino, presidente di Federmotorizzazione – la valutazione dei dati nelle motorizzazioni: l’elettrico puro (BEV) segna un importante -29% nel mese e un non meno significativo -19% nel cumulato annuo. Il nostro Paese, con un reddito netto medio annuo dei lavoratori italiani poco oltre i 20.000€ non supporta la crescita delle motorizzazioni elettriche”.

Siamo in compagnia della Spagna – prosegue l’analisi di Federmotorizzazione – che registra le stesse quote di BEV (Italia 3,6% Spagna 3,5%), con un reddito medio inferiore del 15%. La Francia è ben più alta (12%) nella quota di auto elettriche pure “poiché dispone – rileva Buongiardino – di una quantità di energia elettrica prodotta dal nucleare ad un costo ben più basso e quindi può contare su una prospettiva di continuità di rifornimento coerente. Ed inoltre il reddito medio pro-capite è il 20% più alto dell’Italia”.

La Germania ha un reddito del 50% superiore a quello italiano ed una quota di mercato BEV del 14,5%; i Paesi del nord Europa (eccezion fatta per il Lussemburgo che ha un reddito 4 volte superiore all’Italia) mediamente superano del 60% il reddito medio italiano ed una quota di BEV che raggiunge anche il 70%.

Questi dati – afferma Buongiardino – spiegano la diversità di approccio al tema dello sviluppo della motorizzazione elettrica tra il nord Europa più ricco ed il sud Europa mediterraneo più povero.

Il cittadino medio italiano, oltre alle incertezze legate all’autonomia ed alle infrastrutture, non acquista auto elettriche perché non se le può permettere: i nostri decisori politici devono farsi interpreti dei cittadini e adottare linee adatte al nostro Paese, puntando più allo svecchiamento del parco più inquinante, anche con motorizzazioni tradizionali di ultima generazione, piuttosto che inseguire un obiettivo irraggiungibile di una transizione elettrica accelerata”.

Non possiamo inseguire gli obiettivi temporali dei Paesi del nord Europa – conclude il presidente di Federmotorizzazione – che hanno mediamente il 60% di reddito più alto e possono permettersi, come vettura elettrica più venduta, la Tesla che costa 70/80.000 euro”.