Torna BICIPACE

pedaliamo con BICIPACE in nome della pace,

Più informazioni su

TURBIGO – “Quando abbiamo iniziato, sognavamo un mondo migliore entro quarant’anni; purtroppo, la ricerca della pace è diventata sempre più difficile e sembra non interessare i potenti della terra”. Così gli organizzatori di Bicipace.

Sul fronte ambientale, si continua a cementificare il territorio con la costruzione di capannoni, nuovi ipermercati, parcheggi, infrastrutture stradali e l’espansione delle aree aeroportuali, spesso superando i pareri negativi del Ministero dell’Ambiente. Quasi tutto avviene su terreni agricoli o boscati, celandosi dietro termini come “Sviluppo Sostenibile”. Ancora oggi fatichiamo a progettare città che promuovano e garantiscano la sicurezza della mobilità lenta, rimanendo troppo legati all’uso esclusivo dell’auto.

La ricerca della pace è prima di tutto una questione economica: finché ci sarà chi guadagna ingenti somme costruendo e vendendo armi, saccheggiando le risorse del pianeta e opprimendo gran parte della popolazione, non ci sarà pace. Il problema della pace e della giustizia è essenzialmente una questione di equa ripartizione delle risorse: non c’è pace senza giustizia, non c’è giustizia senza una politica economica che distribuisca le risorse tra tutti gli abitanti del pianeta.

Le nostre leggi impediscono l’esportazione di armi in paesi belligeranti, ma, contrariamente a quanto dichiarato dal governo, abbiamo continuato a rifornire l’esercito israeliano anche dopo l’invasione della Palestina. Anche l’Intelligenza Artificiale viene utilizzata in guerra: le macchine per uccidere sono programmate per decidere autonomamente quali azioni compiere. Le associazioni internazionali denunciano che esiste una sorta di “borsa della spesa” per le uccisioni: per eliminare un capo di Hamas si possono tollerare fino a 100 civili come vittime collaterali.

Un dettagliato studio di Green Peace e Sbilanciamoci, intitolato “ECONOMIA A MANO ARMATA” e pubblicato nell’aprile 2024, certifica che armi leggere e proiettili, utilizzati dai coloni israeliani a Gaza e in Cisgiordania, sono prodotti tra Lecco e Brescia; aerei prodotti da Alenia-Aermacchi in provincia di Varese per la Israele Air Force, che sta bombardando Gaza. Lo studio rivela che nel decennio 2013-2023 l’Italia ha aumentato le spese militari del 26%, mentre le spese per la sanità pubblica sono cresciute dell’11%, quelle per l’istruzione del 3% e quelle per l’ambiente del 6%.

Lo studio continua illustrando che, in Italia, una spesa di 1000 milioni di euro per l’acquisto di armi genera un aumento della produzione interna di 741 milioni di euro e 3000 posti di lavoro. Gli stessi 1000 milioni di euro investiti in ambiente, salute e istruzione genererebbero un aumento della produzione di 1900 milioni e ben 10.000 posti di lavoro nei servizi ambientali o 14.000 nell’istruzione.

Come si vede, la guerra non è nemmeno un buon affare, o meglio, lo è per pochi, non certo per i popoli.

Di fronte allo sterminio che sta avvenendo nel mondo, a partire da Ucraina e Palestina, anche l’ONU ha mostrato tutti i suoi limiti, restando paralizzato dai veti incrociati delle potenze vincitrici di una guerra di ottant’anni fa, con il suo segretario dileggiato e minacciato.

Ognuno vive le ingiustizie subite come vittima, ma se avalliamo questi ragionamenti, legittimiamo ognuno a vendicarsi fino in fondo, fino alla fine. Ma fino alla fine di cosa e soprattutto di chi?

Come BICIPACE vediamo un rischio molto concreto: questa situazione potrebbe instillare nelle nostre menti qualcosa di più duraturo e pervasivo di un conflitto, ovvero la capacità umana di convivere con le atrocità, di farci pace e di trarne un beneficio. Non possiamo ignorare che la macchina di morte agisce in modo industriale; non possiamo accettare che il genocidio diventi il sottofondo del nostro quotidiano.

I bombardamenti non fanno altro che aumentare odio e rancore: cosa farei se il mio paese stesse compiendo un genocidio? si domandano gli obiettori di coscienza israeliani, che finiscono in prigione per le loro scelte. Proviamo a domandarcelo anche noi.

Nessuno può farcela da solo; non ci sono le condizioni per agire in questo modo: è assolutamente anacronistico pensare di rinchiudersi nel proprio piccolo mondo; perché, anche al di là dell’aspetto etico, è una visione stupida che può solo portarci allo sfacelo.

“Chi salva una vita salva il mondo intero” si legge nel Talmud, libro sacro dell’ebraismo: una vita è una vita, che sia palestinese o israeliana, ucraina o russa o di qualunque altra parte del mondo.

Non ci sono soluzioni facili, ma ci sono soluzioni possibili, e devono esserci: bisogna cominciare senza nascondersi dietro a veti di ogni sorta.

Cessate il fuoco immediatamente ovunque! Liberate tutti gli ostaggi e tutti i prigionieri politici, ritirate truppe e coloni, processate i criminali e chiedete scusa perché forse siamo ancora in tempo. Certo, siamo ancora in tempo, tranne che per tutti i civili che ogni giorno vengono ammazzati nelle oltre 50 guerre combattute nel mondo oggi.

Anche quest’anno pedaliamo con BICIPACE in nome della pace, della giustizia, della solidarietà e della tutela dell’ambiente: anche quest’anno la nostra biciclettata attraverserà oltre 50 comuni. Anche quest’anno, lungo il percorso e alla Colonia Fluviale di Turbigo, troveremo tantissima bella gente con cui condividere idee, buon cibo, mostre, banchetti solidali, musica e animazione.

Più informazioni su