Varese, Pro Patria e Legnano, c’era una volta (e adesso non c’è più) il calcio!



LEGNANO – Articolo scomodo che non sarà esente da critiche, lo sappiamo, ma andiamo comunque avanti nel ragionamento. Il triangolo Varese-Busto-Legnano è stato per lustri il triangolo d’oro di un calcio che non esiste più ormai da tempo immemore.
Partiamo dai tigrotti, che nonostante tutto ormai da anni navigano a vista nel professionismo, ma in serie C ci sono ancora fino a prova contraria. Ogni anno si pensa sia l’ultimo prima di un fallimento che fino a prova contraria non è mai avvenuto. Oggi la Pro Patria ha diminuito e notevolmente il seguito allo stadio con meno di 500 spettatori a partita, con punte anche più alte ma solo grazie alle tifoserie ospiti. Adesso si dovrà salvare per evitare la serie D e non sarà facile visto che incontrerà ai playout la Pro Vercelli, altra storica piazza caduta da anni in un autentico oblìo.
Già ufficiali le date dei playout (gara 1 sabato 10 maggio, gara 2 sabato 17 maggio) in settimana la LegaPro ufficializzerà gli orari degli spareggi salvezza. Per la Pro Patria una stagione da dimenticare che potrebbe diventare un dramma.
Il Varese avrebbe dovuto, a parole, ammazzare il campionato. Invece lo ha vinto il Bra, forse a sorpresa, forse grazie ad una programmazione che ha dimostrato le ottime scelte di Menicucci, che a Legnano qualcuno conosce bene. Ad oggi è fuori dai playoff (comunque ininfluenti) e la stagione è stata quasi buttata. L’entusiasmo della piazza non è stato certo contagioso. La questione dello stadio nuovo è diventata una farsa, quasi una chimera peggio del nuovo San Siro. Una città rimasta appesa ai ricordi.

Legnano: che dire? Anni di nulla conditi di niente o quasi. L’illusione di una Lega Pro accarezzata nel 2020, poi il covid ha distrutto tutti i sogni. Adesso gli ultimi 90 minuti per evitare il derby col Canegrate il prossimo anno in Promozione. Da mettere i brividi. Il presidente Sergio Zoppi ha dovuto fare i salti mortali per poter salvare tutto dopo stagioni che passeranno agli annali più per le voci fuori campo che per i risultati dentro il terreno di gioco, ma l’ambiente non ha ringraziato come avrebbe dovuto. 150-200 persone allo stadio, un brand che non porta introiti, zero settore giovanile ed uno stadio sempre più simile ad campo di patate: a volte ippodromo, a volte campo di football americano, a volte terreno per far giocare i ragazzini. Riprendere in mano il Legnano oggi significa davvero andare contro tutto e tutti, ma la speranza è che il presidente in qualche modo possa farcela, ovviamente aspettandoci tutti risultati degni di tale nome, perchè mancano anche quelli ultimamente e senza una salvezza diretta impossibile programma il futuro.
Insomma il triangolo d’oro del calcio di provincia di è trasformato in un giardino incolto in cui manca soltanto la retrocessione della Pro Patria per sancire il definitivo requiem. Bei tempi quelli che furono, perchè per ora si vive esclusivamente nel passato.
Il derby in serie C coi tigrotti è diventato un ricordo del passato. Col Varese il Legnano si è abituato a combattere in serie D, ma entrambe per posizioni irrilevanti ai fini della promozione. A pochi chilometri di distanza in tanti hanno toccato con la mano la serie A: Novara, Como, Monza.
Frutto di congetture e strategie diverse? O cosa? Il Monza in serie C faticava a fare 1000 spettatori. Il Novara dei primi anni 2000 aveva uno stadio che perdeva i pezzi. Il Como era finito in serie D. Eppure si è prima seminato e poi raccolto.