La follia “verde” che penalizza milioni di cittadini
LEGNANO – Mentre Bruxelles detta legge e le Regioni si piegano, a farne le spese sono ancora una volta lavoratori, famiglie e imprese. Da ottobre 2025, migliaia di diesel Euro 5 resteranno fermi ai box. La Lombardia approva, Roma tentenna, e la gente paga il prezzo di un ambientalismo a senso unico.
A partire dal 1° ottobre 2025, chi possiede un’auto diesel Euro 5 in Lombardia si troverà improvvisamente a piedi. Le nuove restrizioni antismog, approvate dalla Regione su input del Governo Meloni, colpiscono le fasce sociali più esposte: lavoratori pendolari, artigiani, commercianti, famiglie. Altro che “transizione ecologica”: questa è esclusione sociale su quattro ruote.
Il provvedimento – nato per rispondere alle sentenze di condanna della Corte di Giustizia dell’Unione Europea per il superamento dei limiti di PM10 e NO2 – obbliga le Regioni del Bacino Padano (Lombardia, Piemonte, Veneto ed Emilia-Romagna) a bloccare i veicoli ritenuti “inquinanti”, anche se in molti casi acquistati meno di dieci anni fa e perfettamente funzionanti.
Euro 5: oggi moderni, domani fuorilegge
Non stiamo parlando di auto vecchie di vent’anni. Gli Euro 5 sono entrati in commercio tra il 2011 e il 2015. Auto che per molti cittadini rappresentano ancora un investimento recente, spesso frutto di sacrifici. Eppure, da ottobre 2025, saranno bannate dalle strade urbane lombarde tra le 7:30 e le 19:30, dal lunedì al venerdì, nei Comuni con oltre 30.000 abitanti e in tutti gli agglomerati urbani più densamente popolati – da Milano a Varese, da Bergamo a Legnano.
Cosa faranno i loro proprietari? Cambieranno auto dall’oggi al domani? A spese di chi?
Il paradosso della scatola nera
Come se non bastasse, la beffa si chiama Move-In: un sistema di monitoraggio con “scatola nera” che consente di circolare solo entro un tetto massimo di chilometri annui. Una soluzione tampone, costosa, tecnocratica e decisamente lontana dalle esigenze reali dei cittadini. Si può ancora parlare di libertà di movimento se serve un contachilometri digitale approvato dalla Regione per andare a lavorare?
“Colpa dell’Europa”? E l’Italia esegue
La motivazione ufficiale del provvedimento è chiara: l’Italia è stata condannata dall’Europa per aver superato i limiti di inquinamento. E invece di agire su più fronti – investendo su trasporti pubblici, innovazione industriale, riconversioni energetiche – si è scelto il bersaglio facile: l’automobilista medio.
Non una parola sui riscaldamenti domestici obsoleti, sul traffico commerciale pesante, sull’agricoltura intensiva o sulla cementificazione incontrollata. Solo un diktat: fermare gli Euro 5.
Salvini all’attacco, ma è troppo tardi?
Nel frattempo, il ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini prova a gettare acqua sul fuoco, promettendo un emendamento per bloccare tutto. “Follie della Commissione von der Leyen”, le ha definite, attaccando frontalmente il Green Deal europeo: “Il consumatore non vuole l’elettrico, deve decidere il mercato, non Bruxelles”.
Parole forti, ma sarà sufficiente a fermare il cronoprogramma già approvato? E soprattutto: dove erano Governo e Regioni mentre si preparava questa tempesta perfetta?
Una cosa è certa: ancora una volta, si è scelto di rispondere a un problema reale con scelte ideologiche, che scaricano i costi sulle spalle dei soliti noti. In nome dell’ambiente, sì – ma senza giustizia sociale, il verde rischia di diventare solo il colore dell’ennesima ingiustizia.

