Fondazione Gimbe: “Coronavirus: la giungla dei tamponi”

Alcune regioni che userebbero i test con il contagoccie per paura di ricadere in nuovi lockdown

BOLOGNA – La Fondazione GIMBE, organizzazione indipendente che dal 1996 promuove l’integrazione delle migliori evidenze scientifiche in tutte le decisioni politiche, manageriali, professionali che riguardano la salute delle persone, richiama le regioni ad estendere il numero dei tamponi e chiede al Governo di definire una soglia minima giornaliera di 250 test ogni 100.000 abitanti. Una soglia, secondo la Fondazione, che permetterebbbe di evitare comportamenti opportunistici da parte di alcune regioni che userebbero tali test con il contagoccie per paura di ricadere in nuovi lockdown. La media nazionale risulta infatti molto più bassa, 59 test ogni 100.000 abitanti, con notevoli variazioni a livello regionale. Si passa infatti dai 12 della Campania ai 130 della Valle d’Aosta.

Il monitoraggio indipendente della Fondazione GIMBE – afferma il Presidente Nino Cartabellottarileva sia il costante e notevole alleggerimento del carico su ospedali e terapie intensive, sia il rallentamento sul fronte di contagi e decessi, tuttavia non ancora stabilizzati“.

Rispetto alla ridotta pressione sugli ospedali, tuttavia – continua il Presidente – il numero dei nuovi casi è influenzato dal numero dei tamponi eseguiti dalle Regioni e pertanto soggetto a possibili distorsioni“. Per tali ragioni la Fondazione GIMBE ha condotto un’analisi indipendente sui dati della Protezione Civile che dal 19 aprile, oltre al numero totale dei tamponi, riporta per ciascuna Regione il numero dei “casi testati” definiti come il “totale dei soggetti sottoposti al test”.

Fondazione Gimbe Covid-19

Le nostre analisi effettuate sugli ultimi 14 giorni – spiega il Presidente – forniscono tre incontrovertibili evidenze: innanzitutto, si conferma che circa 1/3 dei tamponi sono “di controllo”; in secondo luogo il numero di tamponi per 100.000 abitanti/die è molto esiguo rispetto alla massiccia attività di testing necessaria nella fase 2; infine, esistono notevoli variabilità regionali sia sulla propensione all’esecuzione dei tamponi, sia rispetto alla percentuale di tamponi “diagnostici” “

A livello nazionale i tamponi “diagnostoci” rappresentano il 67,1% dei tamponi totali, con ampie variabilità regionali: dal 25,3% della Campania al 98% della Puglia. La media nazionale per 100.000 abitanti/die è di 59, con notevoli variabilità regionali come prima evidenziato. I dati confermano in sostanza la resistenza di alcune Regioni ad estendere massivamente il numero di tamponi, in contrasto con raccomandazioni internazionali, evidenze scientifiche e disponibilità di reagenti.

Fondazione Gimbe Covid-19

Infatti l’Organizzazione Mondiale della Sanità incoraggia l’estensione dei tamponi ed un’analisi della Fondazione Hume ha dimostrato una correlazione inversa tra tamponi e mortalità: ovvero “più tamponi, meno morti”. La stessa opinione è stata espressa anche da 150 docenti sostenitori della riapertura in sicurezza, che hanno lanciato un appello in 11 punti: “più tamponi per salvare la Fase 2”. Lo stesso commissario Arcuri ha confermato che sono già stati distribuiti 3,7 milioni di tamponi alle Regioni, che nelle prossime settimane ne riceveranno altri 5 milioni già acquisiti.

Alla luce di questi dati la Fondazione GIMBE – conclude Cartabellottada un lato richiama tutte le Regioni a implementare l’estensione mirata dei tamponi diagnostici, dall’altro chiede al Ministero della Salute di inserire tra gli indicatori di monitoraggio della fase 2 uno standard minimo di almeno 250 tamponi diagnostici al giorno per 100.000 abitanti. Il Governo infatti, oltre a favorire le strategie di testing, deve neutralizzare comportamenti opportunistici delle Regioni finalizzati a ridurre la diagnosi di un numero troppo elevato di nuovi casi che, in base agli algoritmi attuali, aumenterebbe il rischio di nuovi lockdown”.

(fonte e immagini Fondazione GIMBE)